Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Gabinetti reali.
 
 PORO e GANDARTE
 
 PORO
 E passarà l'Idaspe
725l'abborrito rival senza contesa?
 GANDARTE
 No mio re. Per tuo cenno
 già radunai gran parte
 de' tuoi sparsi guerrieri e presso al ponte,
 che unisce dell'Idaspe ambo le rive,
730cauto gli ascosi. In questo aguato avvolto
 troverassi Alessandro appena giunto
 di qua dal fiume ed il soccorso a lui
 dell'esercito greco il ponte angusto
 ritarderà.
 PORO
                     Benché da lui diviso
735l'esercito rimanga, avrà difesa.
 Sai pur che in ogni impresa
 lo precedono sempre
 gli argiraspidi suoi.
 GANDARTE
                                       Fra questi appunto
 seminò Timagene
740l'odio per lui. Gl'avrem compagni o almeno
 non ci saran nemici. E quando ancora
 gli fossero fedeli, il lor coraggio
 si perderà nell'improviso assalto.
 Tu questi dalle sponde
745combattendo disvia. Sul varco angusto
 io sosterrò del ponte
 l'impeto ostile. Alle mie spalle intanto
 diroccheranno i nostri
 gl'archi di quello ed i sostegni, in parte
750rosi dal tempo e indeboliti ad arte.
 Così là senza duce
 restaranno le schiere e senza schiere
 qua il duce restarà. Compito questo
 al fato e al tuo valor si fidi il resto.
 PORO
755L'unico ben, ma grande,
 che riman fra' disastri agl'infelici,
 è il distinguer da' finti i veri amici.
 O del tuo re, non della sua fortuna
 fido seguace! E perché mai del regno,
760ond'io possa premiarti, il ciel mi priva.
 
 SCENA II
 
 ERISSENA e detti
 
 ERISSENA
 Poro, Gandarte, arriva
 Alessandro a momenti. Un greco messo
 recò l'avviso. Io dalla regia torre
 vidi di là dal fiume
765sotto diverse piume
 splender elmi diversi. Il suono intesi
 de' stranieri metalli e fra le schiere
 vidi all'aura ondeggiar mille bandiere.
 PORO
 E Cleofide intanto
770che fa?
 ERISSENA
                 Corre a incontrarlo.
 PORO
                                                       Ingrata! Amico
 vanne, vola e m'attendi
 al destinato loco.
 GANDARTE
                                 E tu non vieni?
 PORO
 Sì, ma prima all'infida
 voglio recar sugl'occhi
775de' tradimenti suoi tutta l'immago.
 Un'altra volta almeno
 voglio dirle infedele e poi son pago.
 GANDARTE
 E tu pensi a costei? L'onor ti chiama
 a più degni cimenti.
 PORO
780Va' Gandarte; a momenti
 raggiungo i passi tuoi.
 GANDARTE
 (O amor sempre tiranno anche agl'eroi!) (Parte)
 
 SCENA III
 
 PORO ed ERISSENA
 
 PORO
 Poro ove corri? E tanto
 debole dunque hai da mostrarti a lei?
 ERISSENA
785Germano, anch'io vorrei,
 purché a te non dispiaccia, esser nel campo
 d'Alessandro all'arrivo.
 PORO
                                             Anzi tu devi
 nella reggia restar. Parti.
 ERISSENA
                                                E non posso
 di sì gran pompa essere a parte? Ogn'altro
790presente vi sarà. Solo Erissena
 dell'incontro festivo
 non ottiene il piacer.
 PORO
                                         Ma questo incontro
 sarà di quel che credi
 men piacevole assai. Lasciami solo.
795A una real donzella
 andar così fra l'armi,
 come lice a un guerrier, non è permesso.
 ERISSENA
 Misera servitù del nostro sesso!
 
    Non sarei sì sventurata,
800se nascendo infra le schiere
 dalle amazzoni guerriere
 apprendevo a guerreggiar.
 
    Avrei forse il crine incolto,
 fiero il ciglio e rozzo il volto
805ma saprei farmi temere,
 non sapendo innamorar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 PORO
 
 PORO
 No no. Quella incostante
 non si torni a mirar. Troppo di Poro
 nell'anima agitata
810che regna ancor conosceria l'ingrata.
 Miei sdegni all'opra. Audaci
 non vi crede Alessandro e non vi teme.
 Provi con sua sventura
 quanto è lieve ingannar chi s'assicura.
 
815   Senza procelle ancora
 si perde quel nocchiero
 che lento in su la prora
 passa dormendo il dì.
 
    Sognava il suo pensiero
820forse le amiche sponde
 ma si trovò fra l'onde
 allor che i lumi aprì. (Parte)
 
 SCENA V
 
  Campagna sparsa di fabriche antiche con tende ed alloggiamenti militari preparati da Cleofide per l’esercito greco. Ponte su l’Idaspe. Campo numeroso di Alessandro disposto in ordinanza di là dal fiume, con elefanti, torri, carri coperti e machine da guerra.
  Nell’apertura della scena s’ode sinfonia d’istromenti militari, nel tempo della quale passa il ponte una parte de’ soldati greci ed appresso a loro Alessandro con Timagene, poi sopragiunge Cleofide ad incontrarlo.
 
 CLEOFIDE, ALESSANDRO e TIMAGENE, indi GANDARTE
 
 CLEOFIDE
 Signor, l'India festiva
 esulta al tuo passaggio. E lieta tanto
825non fu, cred'io, quando tornar si vide
 dall'ultimo Oriente,
 trionfator del Gange infra l'adorna
 di pampani frondosi allegra plebe,
 su le tigri di Nisa il dio di Tebe.
 ALESSANDRO
830Siano accenti cortesi o sian veraci
 sensi del cor, di tua gentil favella
 mi compiaccio o regina. E solo ho pena
 che fu all'India funesto il brando mio.
 CLEOFIDE
 Eh vadano in oblio
835le passate vicende. Ormai sicuro
 puoi riposar su le tue palme.
 ALESSANDRO
                                                       Ascolto (Si sente di dentro rumore d’armi)
 strepito d'armi!
 CLEOFIDE
                                O stelle!
 ALESSANDRO
 Timagene che fu?
 TIMAGENE
                                    Poro si vede
 fra non pochi seguaci
840apparir minaccioso.
 CLEOFIDE
                                       (Ah troppo veri
 voi foste o miei timori!)
 ALESSANDRO
                                               E ben regina,
 io posso ormai sicuro
 su le palme posar?
 CLEOFIDE
                                     Se colpa mia
 signor...
 ALESSANDRO
                  Di questa colpa
845si pentirà chi disperato e folle
 tante volte irritò gli sdegni miei. (Alessandro snuda la spada e seco Timagene e vanno verso il ponte)
 CLEOFIDE
 (L'amato ben voi difendete, o dei). (Parte. Entrata Cleofide si vedono uscir con impeto gl’Indiani da’ lati della scena vicino al fiume; questi assalgono i Macedoni, Poro Alessandro. Gandarte con pochi seguaci corre sul mezzo del ponte ad impedire il passo all’esercito greco. E intanto che siegue la zuffa nel piano, alcuni guastatori vanno diroccando il sudetto ponte. Disviati li combattenti fra le scene, si vede vacillare e poi cadere parte del ponte. Quei macedoni, che combattevano su l’altra, si ritirano intimoriti dalla caduta e Gandarte rimane con alcuni de’ suoi compagni in cima alle ruine)
 GANDARTE
 Seguitemi o compagni. Unico scampo
 è quello ch'io v'addito. Ah secondate (Getta la spada ed il cimiero nel fiume)
850pietosi numi il mio coraggio. Illeso
 s'io restarò per lo camino ignoto,
 tutti i miei giorni io vi consacro in voto. (Si getta dal ponte nel fiume seguito da’ suoi compagni)
 
 SCENA VI
 
 PORO esce dalla parte sinistra della scena senza spada seguito da CLEOFIDE
 
 CLEOFIDE
 Mio ben. (Trattenendolo)
 PORO
                     Lasciami. (Si stacca da Cleofide)
 CLEOFIDE
                                         Oh dio.
 Sentimi, dove fuggi?
 PORO
                                         Io fuggo ingrata
855l'aspetto di mia sorte. Io fuggo l'ire
 dell'inferno e del ciel congiunti insieme
 contro un monarca oppresso,
 da te fuggo infedele e da me stesso.
 CLEOFIDE
 Lascia almen ch'io ti siegua.
 PORO
                                                      Io mi vedrei
860sempre d'intorno il mio maggior tormento.
 CLEOFIDE
 Dunque m'uccidi.
 PORO
                                    a' fortunati Elisi
 tu giungeresti a disturbar la pace.
 Io non invidio tanto
 il riposo agl'estinti.
 CLEOFIDE
                                      Ah per quei primi
865fortunati momenti in cui ti piacqui,
 per l'infelice e vero
 non creduto amor mio, dolce mia vita
 non lasciarmi così.
 PORO
                                     Ti lascio alfine
 coll'amato Alessandro.
 CLEOFIDE
                                           E ancor non vedi
870che per punir l'eccesso
 della tua gelosia finsi incostanza.
 PORO
 Ti conosco abbastanza.
 CLEOFIDE
                                            Ecco a' tuoi piedi (S’inginocchia)
 un'amante regina
 supplice, sconsolata e di frequenti
875lagrime sventurate aspersa il volto.
 PORO
 (Mi giunge a indebolir, se più l'ascolto). (In atto di partire)
 CLEOFIDE
 Ingrato non partir. Guardami. Io t'offro (S’alza)
 un tragico ma forse
 spettacolo gradito agl'occhi tuoi.
880Voi dell'Idaspe, voi
 onde di quel crudel meno insensate,
 meco le mie sventure al mar portate. (Va per gittarsi nel fiume)
 PORO
 Cleofide che fai? Fermati. Oh dei! (Corre per arrestarla)
 CLEOFIDE
 Che vuoi? Perché m'arresti
885adorato tiranno? È di mia sorte
 la pietà che ti muove? O ti compiaci
 di vedermi ogn'istante
 mille volte morir?
 PORO
                                    (Numi, che pena!)
 CLEOFIDE
 Parla.
 PORO
              Deh se tu m'ami,
890non dar prove sì grandi
 della tua fedeltà. Fingi incostanza;
 del geloso mio cor le furie irrita.
 Il perderti è tormento;
 ma il perderti fedele è tal martire,
895è pena tal che non si può soffrire.
 CLEOFIDE
 Io vi perdono o stelle
 tutto il vostro rigor. Compensa assai
 la sua pietade i miei sofferti affanni.
 PORO
 È questo astri tiranni
900il talamo sperato? È questo il frutto
 di tanto amor? Felicità sognate!
 Inutili speranze!
 CLEOFIDE
                                  Ancor mio bene
 noi siamo in libertà. Posso a dispetto
 dell'ingiusto destin darti una prova
905maggior d'ogn'altra. In sacro nodo uniti
 oggi l'India ci vegga; e questo il punto
 de' tuoi dubbi gelosi ultimo sia.
 Porgimi la tua destra, ecco la mia.
 PORO
 Ah qual tempo, qual luogo,
910quali auspici funesti
 per invitarmi a tanto ben scegliesti!
 E celebrar dovrassi
 un real imeneo fra le ruine,
 fra le straggi, fra l'armi, in riva a un fiume,
915senz'ara, senza tempio e senza nume?
 CLEOFIDE
 All'azzioni de' regi
 sempre assistono i numi; ara che basta
 è un cor divoto; e in questo clima o altrove,
 ogni parte del mondo è tempio a Giove.
920Prendi della mia fede,
 prendi il pegno più grande.
 PORO
                                                     In tal momento
 la mia sorte infelice io non rammento.
 A DUE
 
    Sommi dei, se giusti siete,
 proteggete il bel desio
925d'un amor così pudico.
 Proteggete...
 
 CLEOFIDE
                          Ah ben mio, giunge il nemico.
 PORO
 Vieni. Quest'altra via
 involarci potrà... Ma quindi ancora
 giunge stuol numeroso. Agl'infelici
930son pur brevi i contenti!
 CLEOFIDE
                                               Io non saprei
 figurarmi uno scampo. A tergo il fiume,
 Alessandro ci arresta
 in quella parte e Timagene in questa.
 Eccoci prigionieri.
 PORO
                                     Oh dei vedrassi
935la consorte di Poro
 preda de' Greci? Agl'impudici sguardi
 misero ogetto? All'insolenti squadre
 scherno servil? Chi sa qual nuovo amore,
 qual talamo novello!... Ah ch'io mi sento
940dall'insano furor di gelosia
 tutta l'alma avvampar.
 CLEOFIDE
                                            Sposo, un momento
 ci resta ancor di libertà. Risolvi.
 Un consiglio, un aiuto.
 PORO
                                            Eccolo. È questo, (Impugna uno stile)
 barbaro sì ma necessario e degno
945del tuo core e del mio. Mori e m'attenda
 l'ombra tua degl'Elisi in su la soglia
 senza il rossor della macchiata spoglia.
 CLEOFIDE
 Come!
 PORO
                Sì mori; oh dio! (Vuol ferirla e si ferma)
 Qual gelo! Qual timor! Vacilla il piede,
950palpita il core e fugge
 dall'ufficio crudel la man pietosa.
 Ah Cleofide, ah sposa,
 ah dell'anima mia parte più cara,
 qual momento è mai questo! E chi potrebbe
955non avvilirsi e trattenere il pianto.
 Cara, la mia virtù non giunge a tanto.
 CLEOFIDE
 O tenerezze! O pene!
 PORO
                                         Ecco i nemici; (Guardando dentro la scena)
 perdona i miei furori
 adorato ben mio, perdona e mori. (In atto di ferirla)
 
 SCENA VII
 
 ALESSANDRO che uscendo alle spalle di PORO lo trattiene e lo disarma, soldati greci e detti
 
 ALESSANDRO
960Crudel t'arresta.
 CLEOFIDE
                                 (Aita o stelle).
 ALESSANDRO
                                                             E donde
 tanto ardimento e tanta
 temerità? (A Poro)
 PORO
                       Dal mio valor, dal mio
 carattere sublime.
 CLEOFIDE
 (Oh dio si scopre).
 PORO
                                     Io sono...
 CLEOFIDE
                                                        Egli è di Poro (Va nel mezzo)
965fedele esecutor. Di Poro è cenno
 la morte mia.
 ALESSANDRO
                            Ma non doveva Asbite
 eseguir tal comando.
 PORO
                                         Or più non sono
 quell'Asbite che credi.
 CLEOFIDE
                                           Egli sostiene
 le veci del suo re, perciò si scorda (Ad Alessandro)
970d'essere Asbite. Eh rammentar dovresti (A Poro)
 che suddito nascesti, e che non basta
 un comando real, perché in oblio
 tu ponga il grado tuo. (Taci ben mio). (Piano a Poro)
 PORO
 No, più tempo o regina
975di ritegni non è. Sappi Alessandro
 che nulla mi sgomenta il tuo potere;
 sappi...
 
 SCENA VIII
 
 TIMAGENE e detti
 
 TIMAGENE
                 Le greche schiere
 signor vieni a sedar. Chiede ciascuna
 di Cleofide il sangue. Ognun la crede
980rea dell'insidia.
 PORO
                                Ella è innocente. Ignota
 le fu la trama. Il primo autor son io;
 tutto l'onor del gran disegno è mio.
 CLEOFIDE
 (Aimè!)
 ALESSANDRO
                   Barbaro, e credi
 pregio l'infedeltà?
 CLEOFIDE
                                    Signor, s'io mai...
 ALESSANDRO
985Abbastanza palese
 per l'insulto d'Asbite
 è l'innocenza tua; per me regina
 sarà nota alle schiere; io passo al campo.
 Intanto o Timagene
990tu di congiunte navi
 altro ponte rinova; occupa i siti
 della città più forti. Entro la reggia
 sia da qualunque insulto
 Cleofide difesa; e questo altero
995custodito rimanga e prigioniero.
 PORO
 Io prigionier!
 CLEOFIDE
                            Deh lascia
 Asbite in libertà. Sua colpa alfine
 è l'esser fido a Poro. Un tal delitto
 non merita il tuo sdegno.
 ALESSANDRO
1000Di sì bella pietà si rese indegno.
 
    D'un barbaro scortese
 non rammentar l'offese
 è un pregio che innamora
 più che la tua beltà.
 
1005   Da lei crudel da lei,
 che ingiustamente offendi, (A Poro)
 quella pietade apprendi
 che l'alma tua non ha. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 CLEOFIDE, PORO e TIMAGENE con guardie
 
 TIMAGENE
 Macedoni, alla reggia
1010Cleofide si scorga; e intanto Asbite
 meco rimanga.
 CLEOFIDE
                               (In libertà potessi
 senza scoprirlo almen dargli un addio).
 PORO
 (Potessi all'idol mio
 libero favellar).
 CLEOFIDE
                               De' casi miei
1015Timagene hai pietà?
 TIMAGENE
                                         Più che non credi.
 CLEOFIDE
 Ah se Poro mai vedi,
 digli dunque per me che non si scordi
 alle sventure in faccia
 la costanza d'un re ma soffra e taccia.
 
1020   Digli che io son fedele,
 digli ch'è il mio tesoro,
 che m'ami, ch'io l'adoro,
 che non disperi ancor.
 
    Digli che la mia stella
1025spero placar col pianto,
 che lo consoli intanto
 l'immagine di quella
 che vive nel suo cor. (Parte con le guardie)
 
 SCENA X
 
 PORO e TIMAGENE
 
 PORO
 (Tenerezze ingegnose).
 TIMAGENE
                                             Amico Asbite
1030siam pur soli una volta.
 PORO
                                             E con qual fronte
 mi chiami amico? Al mio signor prometti
 sedur parte de' Greci e poi l'inganni.
 TIMAGENE
 Non l'ingannai. Sedotti
 gli argiraspidi avea. Ma non so dirti
1035se a caso, se avvertito,
 se protetto dal ciel, gl'ordini usati
 cangiò al campo Alessandro; onde rimase
 ultima quella schiera
 che doveva al passaggio esser primiera.
 PORO
1040Chi può di te fidarsi?
 TIMAGENE
                                          Io mille prove
 ti darò d'amistà. Va', la mia cura
 prigionier non t'arresta,
 libero sei, la prima prova è questa.
 PORO
 Ma come ad Alessandro
1045discolperai...
 TIMAGENE
                           Questo è mio peso. A lui
 una fuga, una morte
 finger saprò. Frattanto
 sollecito e nascosto
 tu ricerca di Poro e reca a lui (Cava un foglio)
1050questo mio foglio. Un messaggier più fido
 non so trovar di te. Digli che in questo
 vedrà le mie discolpe,
 vedrà le sue speranze. (Gli dà il foglio)
 PORO
                                            Amico addio.
 Da' legami disciolto
1055l'impeto già de' miei furori ascolto.
 
    Destrier, che all'armi usato
 fuggì dal chiuso albergo,
 scorre la selva, il prato,
 agita il crin sul tergo
1060e fa co' suoi nitriti
 le valli risuonar.
 
    Ed ogni suon che ascolta
 crede che sia la voce
 del cavalier feroce
1065che l'anima a pugnar. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 TIMAGENE
 
 TIMAGENE
 D'Alessandro in difesa
 sempre così non vegliaranno i numi;
 una insidia felice
 spero fra tante, onde mi sia permesso
1070sollevar dal suo giogo il mondo oppresso.
 
    È ver che all'amo intorno
 l'abitator dell'onda
 scherzando va talor
 e fugge e fa ritorno
1075e lascia in su la sponda
 deluso il pescator.
 
    Ma giunge quel momento
 che nel fuggir s'intrica
 e della sua fatica
1080il pescator contento
 si riconsola allor. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Appartamenti nella reggia di Cleofide.
 
 CLEOFIDE e GANDARTE
 
 GANDARTE
 E tentò di svenarti? E a questo eccesso
 del geloso mio re giunse il furore?
 CLEOFIDE
 Fu trasporto d'amor.
 GANDARTE
                                         Barbaro amore.
 CLEOFIDE
1085Ma giacché il ciel pietoso
 dall'onde ti salvò, perché qui vieni
 nuovi perigli ad incontrar? Tu vedi
 qual'armi, quai custodi
 circondan questa reggia.
 GANDARTE
                                               E in altra parte
1090neghittoso restar dovrà Gandarte?
 CLEOFIDE
 E se intanto Alessandro
 aggrava anche il tuo piè de' lacci suoi,
 chi più rimane in libertà per noi?
 Ei vien. Parti.
 GANDARTE
                             Non sia
1095mai ver ch'io t'abbandoni.
 CLEOFIDE
                                                   Ah dal suo ciglio
 celati per pietà.
 GANDARTE
                                Numi consiglio. (Si nasconde)
 
 SCENA XIII
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti o regina
 tentai frenar ma invano
 d'un campo vincitor l'impeto insano;
1100non intende, non ode,
 non conosce ragion. La rea ti crede
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 CLEOFIDE
 Abbialo pur. Dell'innocenza oppressa
 né l'esempio primiero
1105né l'ultimo sarò. Vittima io vado
 volontaria ad offrirmi. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                             Eh no, t'arresta.
 Non soffrirò che sia
 oppressa in faccia mia
 Cleofide così. Mi resta ancora
1110una via di salvarti. In te rispetti
 ogni schiera orgogliosa
 una parte di me; sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
 Io sposa d'Alessandro!
 Che ascolto mai!
 ALESSANDRO
                                 Di questa agli occhi altrui
1115forse dubbia pietà la gloria mia
 si risente gelosa e basta appena
 regina il tuo periglio,
 perché ceda il mio core a tal consiglio.
 CLEOFIDE
 (Che dirò!)
 ALESSANDRO
                        Non rispondi?
 CLEOFIDE
                                                     È grande il dono
1120ma il mio destin... la tua grandezza... Ah cerca
 un riparo migliore.
 ALESSANDRO
                                      E qual riparo,
 quando il campo ribelle
 una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Scoprendosi ad Alessandro)
 CLEOFIDE
                                                       (O stelle!)
 ALESSANDRO
 Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
                                           Come fra questi
1125custoditi soggiorni
 giungesti a penetrar?
 GANDARTE
                                          Per via nascosa
 che il passaggio assicura
 dalle sponde del fiume a queste mura.
 ALESSANDRO
 E ben che vuoi? Domandi
1130pietà, perdono? O ad insultar ritorni
 l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno
 fra' tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
 mal concepito, mal inteso e forse
1135crudelmente eseguito? È a me palese
 l'inumana richiesta
 del campo tuo, che lei vuol morta, e vengo
 ad offrirmi per lei; porto all'insana
 greca barbarie un regio capo in dono;
1140io la vittima sono,
 se il reo si chiede. Io meditai gl'inganni;
 in me punir dovete
 l'insidie, i tradimenti.
 Son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
1145(O coraggio! O fortezza!)
 CLEOFIDE
 (O fede che innamora).
 GANDARTE
 (Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
 (E fia ver che mi vinca
 un barbaro in virtù!)
 GANDARTE
                                         Che fai? Che pensi?
1150Per disciogliere Asbite,
 per la vita di lei bastar ti deve
 ch'offra un monarca alle ferite il petto.
 ALESSANDRO
 No Poro, queste offerte io non accetto.
 Voglio...
 GANDARTE
                  Vuoi tutti estinti e ti compiaci
1155che manchi ogni nemico...
 ALESSANDRO
                                                  Ascolta e taci.
 Teco libero Asbite
 ritorni o Poro. E quell'istessa via
 che fra noi ti condusse
 allo sdegno de' Greci anche t'involi.
 GANDARTE
1160Ma qui frattanto infra i perigli avvolta
 Cleofide dovrà...
 ALESSANDRO
                                 Ma tutto ascolta;
 Cleofide è mia preda,
 ritenerla dovrei. Potrei salvarla
 senza renderla a te. Ma quando vieni
1165ad offrirti in sua vece,
 la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo,
 onde a te (non so dirlo) a te la rendo.
 CLEOFIDE
 O clemenza!
 GANDARTE
                          O pietà!
 ALESSANDRO
                                            D'Asbite io volo
1170a disciogliere i lacci. Andate amici
 e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    Se è ver che t'accendi
 di nobili ardori, (A Gandarte)
 conserva, difendi
1175la bella che adori
 e siegui ad amarla,
 ch'è degna d'amor.
 
    Di qualche mercede
 se indegno non sono,
1180la man che lo diede
 rispetta nel dono;
 non altro ti chiede
 il tuo vincitor. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 CLEOFIDE, GANDARTE, poi ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Chi sperava o Gandarte
1185tanta felicità fra tanti affanni!
 Quanto dobbiam a' tuoi felici inganni.
 GANDARTE
 Di vassallo e d'amico
 ho compiuto al dover. Pensiamo intanto
 quale asilo alla fuga
1190sarà miglior, de' Gandariti il regno
 o la reggia de' Prasi. A te congiunti
 d'interesse e di sangue ambi i regnanti
 contenderanno a gara
 la gloria di salvarti, infin che passi
1195questo nembo di guerra
 in altro clima a desolar la terra.
 CLEOFIDE
 L'arbitrio della scelta
 rimanga a Poro. E ancor non viene! Oh quanto
 l'attenderlo è penoso! Eccolo, io sento...
1200Ma no, giunge Erissena.
 GANDARTE
                                               O come asperso
 ha di lagrime il volto!
 CLEOFIDE
                                          Eh non è tempo (Ad Erissena che sopragiunge)
 di pianto o principessa. È stanco alfine
 di tormentarne il ciel. Con noi respira,
 consolati con noi. Libero è il varco
1205al nostro scampo e libera mi rende
 al mio sposo Alessandro; andremo altrove
 a respirar con Poro aure felici.
 ERISSENA
 Ah che Poro morì.
 CLEOFIDE
                                    Come!
 GANDARTE
                                                   Che dici!
 CLEOFIDE
 M'ha tradita Alessandro.
 ERISSENA
                                                Ei di sé stesso
1210fu l'uccisor.
 CLEOFIDE
                        Quando? Perché? Finisci
 di trafiggermi il cor.
 ERISSENA
                                        Sai che rimase
 creduto Asbite a Timagene in cura.
 CLEOFIDE
 E ben?
 ERISSENA
                 Cinto da' Greci
 lungo il fiume, alle tende
1215andava prigionier, quando si mosse
 con impeto improviso ed i sorpresi
 improvidi custodi urtò, divise,
 fra lor la via s'aperse,
 si lanciò nell'Idaspe e si sommerse.
 GANDARTE
1220Privo di te, servo de' Greci, in odio (A Cleofide)
 ebbe Poro la vita.
 CLEOFIDE
                                   I suoi furori
 mi predicean qualche funesto eccesso.
 GANDARTE
 Ma donde il sai? (Ad Erissena)
 ERISSENA
                                  Da Timagene istesso.
 CLEOFIDE
 Che mi giovò su l'are
1225tante vittime offrirvi ingiusti dei;
 se voi de' mali miei
 siete cagione, all'ingiustizia vostra
 non son dovute; e se governa il caso
 tutti gl'umani eventi,
1230vi usurpate il timor numi impotenti.
 GANDARTE
 Ah che dici o regina. Un mal privato
 spesso è publico bene
 e v'è sempre ragione in ciò che avviene.
 Fuggi, torna in te stessa,
1235pensa a salvarti.
 CLEOFIDE
                                 A che fuggir? Qual danno
 mi resta da temer? Lo sposo, il regno
 misera già perdei; si perda ancora
 la vita che m'avanza.
 Dov'è più di periglio, ho più speranza.
 
1240   Se il ciel mi divide
 dal caro mio sposo,
 perché non m'uccide
 pietoso il martir.
 
    Divisa un momento
1245dal dolce tesoro,
 non vivo, non moro;
 ma provo il tormento
 d'un viver penoso,
 d'un lungo morir. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 ERISSENA e GANDARTE
 
 GANDARTE
1250Adorata Erissena
 fra perdite sì grandi, ah non si conti
 la perdita di te. Fuggiam da questa
 in più sicura parte.
 Tuo sposo e difensor sarà Gandarte.
 ERISSENA
1255Vanne solo. Io sarei
 d'impaccio al tuo fuggir. La mia salvezza
 necessaria non è. La tua potrebbe
 esser utile all'India; anzi tu devi
 a favor degl'oppressi usar la spada.
 GANDARTE
1260E dove senza te speri ch'io vada?
 
    Se viver non poss'io
 lungi da te mio bene,
 lasciami almen ben mio
 morir vicino a te.
 
1265   Che se partissi ancora,
 l'alma faria ritorno;
 e non so dirti allora
 quel che farebbe il piè. (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 ERISSENA
 
 ERISSENA
 E pur chi 'l crederia! Fra tanti affanni
1270non so dolermi; e mi figuro un bene,
 quando costretta a disperar mi vedo;
 ah fallaci speranze io non vi credo.
 
    Di rendermi la calma
 prometti o speme infida;
1275ma incredula quest'alma
 più fede non ti dà.
 
    Chi ne provò lo sdegno,
 se folle al mar si fida,
 de' suoi perigli è degno,
1280non merita pietà.
 
 Fine dell’atto secondo